venerdì 22 agosto 2008



Per nessun altro, mai, ho sprecato tanto amore.
In questo mezzogiorno d'estate, dopo i convenevoli e i baci in aria vicino alle guance, ci fronteggiamo come due pistoleri. Il tuo sguardo è dritto e vuoto, come sempre. Il mio è inerte. Non abbiamo bisogno di sparare, portiamo già abbastanza ferite addosso. Qui ci sono una donna di quasi quarant'anni e una donna di quasi cinquanta, due persone che oggi si sono ricostruite nonostante tutto, ma il loro corpo grida del passato, lo fotografa, lo rende immortale.
Io ti ho amata e cercata da sempre, da sempre. Da piccola credevo che la differenza d'età fosse il problema, che non ci fosse modo di conciliare un'adolescente con una bambina, una giovane donna con una ragazzina, una donna adulta con una ventenne. Eppure ho sempre continuato a provare, ho sempre continuato a sperare. Da piccola piangevo perché uscivi per andare a scuola senza salutarmi. Da adolescente piangevo quando mi insultavi e mi ridicolizzavi. Da grande piangevo comprendendo la tua cattiveria, la tua falsità. Da grande però ho capito anche che non ci separavano otto anni, ma la tua volontà, caparbia, granitica, di essere l'unica, l'egoismo di non voler dividere niente. Quanto era in palio di prezioso valeva poco, in confronto al peso del dolore che, quello sì, potevamo dividere e rendere lieve, ma tu sei cieca e non sei mai stata in grado di capirlo.
Abbiamo attraversato lo stesso inferno, gli stessi demoni ci hanno tormentate, torturate, fatte sanguinare. Abbiamo gli stessi lividi, le stesse cicatrici. In quella guerra la mia mano era sempre tesa, ma tu non l'hai presa mai. Abbiamo camminato accanto, sotto le bombe, la pioggia di fuoco, le macerie, senza incontrarci. Che occasione magnifica abbiamo perso. Potevamo unire le forze e scappare o lottare, ma sempre insieme. Potevamo essere amiche. Potevamo essere sorelle.
Ti guardo sotto il sole cocente e mi rendo conto che non ho più nulla da dirti. Ci sono momenti in cui ammettere con se stessi che è troppo tardi non è una sconfitta né una mancanza di coraggio, ma solo una presa di coscienza responsabile e matura. Non si può sprecare amore per niente, non si può farlo per sempre.
La vita mi ha messo a fianco sorelle e fratelli veri, senza una goccia di sangue in comune ma con il cuore intrecciato al mio. Non ho più bisogno di volere te.
Eppure non ho rimorso alcuno. Ho sbagliato tante cose, ma non ho sbagliato niente con te.
Io ero sempre lì, a te non è mai importato.
Abbiamo perso entrambe qualcosa di irripetibile, e chissà se lo capirai mai, quanta ricchezza potevamo tenere tra le nostre mani unite. Abbiamo perso entrambe, abbiamo perso tutto, e la colpa è solo tua.

venerdì 1 agosto 2008


Angela è bella, coraggiosa e sorride sempre.

Angela vive in una casa uscita da un libro di favole, con un uomo che dipinge il mondo di allegria.
Quando l'ho conosciuta, quella casa da fiaba era in costruzione. In quel tempo io mi consegnavo al futuro nei miei mattoni, impastando argilla e speranza. Non era un buon momento, per me, ma questo Angela non lo sa.
Una sera sono stata invitata a cena in quella casa dove le mie mani mi avevano preceduta. Mi sono affacciata ai davanzali che ho intagliato a uno a uno e ho ricominciato a sorridere. Se il mio lavoro era lì, in una casa felice, allora un po' di quella felicità doveva pur tornare indietro.
Ci sono alcuni momenti della mia vita che conservo, momenti così brillanti da dover essere tenuti al buio, chiusi in uno scrigno foderato di velluto; gli occhi mi lacrimerebbero forte, se li guardassi troppo spesso. Ho messo via con cura quella sera di canzoni e risate, quella sera in cui ho capito che c'era ancora tanto da fare, quella sera che mi ha insegnato a vivere sempre cantando e ridendo. A volte la guardo per un po', mi faccio scaldare il cuore, poi chiudo il coperchio quando spuntano le prime lacrime.

Angela è bella, coraggiosa e sorride sempre. Ma sotto il suo aspetto minuto batte un cuore di guerriera, e quando la vita l'ha sfidata lei non si è lasciata intimidire, mai. Ha duellato con la morte tenendo fede ai suoi insegnamenti, ridendole e cantandole in faccia. E quanta paura deve avere avuto, la morte, di lei!
Mentre scrivo queste parole, Angela, fedele al suo nome, mette le ali e vola via. A noi inchiodati a terra non resta che seguire il suo volo, tracciare le sue traiettorie meravigliati con la punta delle dita. Forse, se saremo davvero molto fortunati, riusciremo quasi a sfiorarla, quasi ad afferrare qualche granello di polvere dorata delle sue ali grandi e colorate.