domenica 23 ottobre 2011


La donna sulla barca ha gli occhi color del fiume. Tiene saldo il timone e parla con voce calda e serena. Lungo i bordi del fiume la luce dorata del sole giunge obliqua, tagliando le canne e la vegetazione. Potrebbe essere l'alba o il tramonto, o un momento sospeso, rubato al tempo. Siamo sole. Seduta sulla barca, guardo le acque scorrerci intorno: là davanti ci aspetta il mare, ma la barca scivola via lenta, e dobbiamo dirci ancora tante cose in questo viaggio.
Io però preferisco ascoltare. La donna con gli occhi color del fiume mi parla della morte e della vita, della paura e del coraggio, di come tutto s'incontri e s'intrecci lungo la stessa strada. Il fiume è calmo e tortuoso, e lei pilota sicura questa barca che ci porterà al mare, alla fine, ma non adesso, non ancora. Ci aspettano altre anse, altre acque, altra vita, tanta vita.
Forse la incontrerò in un altro sogno. Intanto il mare è ancora lontano.

(per Anna)

martedì 4 ottobre 2011


Io non ho parole per descriverla. Ho solo tanta rabbia, tanta tristezza: per l'ingiustizia della vita, per le malattie che portano via persone straordinarie. 
Conservo un suo messaggio di due anni fa, l'unica volta in cui ci siamo incrociate, perché io non l'ho mai conosciuta, mai incontrata. Ma quanta bellezza ha sparso nella sua breve vita, quante cose abbiamo imparato anche solo leggendo le sue parole. Quanta rabbia, quanta tristezza.
Ciao Anna Lisa: prendo in prestito i pensieri di una tua amica e t'immagino, finalmente, libera.

martedì 23 agosto 2011


A te che sbagliavi sempre i compleanni degli altri, forse perché non avevi la certezza del tuo, a cavallo tra il Leone e la Vergine.
A te i cui tratti non riconosco nello specchio, ma da cui ho ereditato quel po' di follia che m'ha tenuta viva.
A te e a quella stanza che non ho mai visto, quella stanza che mi tiene prigioniera e mi marchia, per sempre, colpevole.
A te che vorrei pensare da qualche altra parte, qualsiasi essa fosse, perché non avere fede non permette consolazioni, non dà che una risposta, non apre alcuno spiraglio di luce.
A te e alla tomba su cui non ho versato lacrime, divorata dalla rabbia, e a quella rabbia che guardavo incredula nascere dal tuo desiderio non realizzato, non più dal profondo di me.
A te che avevi il nome di una stella, ed eri spesso altrettanto lontano.
A te e ai dieci anni che sono passati, al tempo gentile che lenisce le ferite, attenua le cicatrici e mi dona sorrisi inaspettati quando ti ripenso.
A te, buon compleanno.