venerdì 20 agosto 2010


Quando ti ho vista avevi forse quattro o cinque anni. Indossavi un vestitino blu, e i tuoi bei capelli ricci erano raccolti da un nastro.

T'immagino ormai adolescente, sensibile, dolce, arrabbiata quanto basta contro il mondo da cercare di cambiarlo: perché bisogna crederci davvero, di poter cambiare il mondo, a un certo punto. Verrà il tempo per capire che il mondo gira da solo, lontano dalle tue mani: adesso è il momento di sentire ogni ingiustizia ovunque, verso qualsiasi persona, come un affronto personale da combattere.

Quando ti ho vista giocavi in un prato e ridevi.

T'immagino impegnata, attenta, studiosa, e però ancora allegra, in mezzo agli ostacoli che la tua età meravigliosa e ingrata ti porrà davanti.
T'immagino portata via dalle righe di una poesia, dal primo amore, dall'arcobaleno, da un cielo stellato troppo bello per guardarlo e non piangere.
T'immagino con un cuore grande.

Quando ti ho vista eri bellissima, come sarei stata io se non avessi passato tutta la vita a prendere a calci il mio corpo.

T'immagino costruirti giorno per giorno, bozzolo della donna che da te prenderà il volo, intelligente e splendida .

Quando ti ho vista eri nei miei sogni, ma non per questo eri meno vera.

venerdì 18 giugno 2010


E poi quel lucido scirocco che trasforma la realtà abusata e la rende irreale, solo che a Bologna dev'essere tutto diverso, perché qui confonde le idee e scalda la pelle e rende il mare opaco e rumoroso e straordinario.
E allora via, sulla spalla una borsa a fiori gialli, dono di un'amica sensibile e discreta che dice quanto fasci di parole inutili non saprebbero esprimere, nella borsa un po' di libri tra cui scegliere, e ne tiri su uno, quasi a sorte, che parla di un'isola di sogno davanti all'Africa, in tutte le pagine, anche in quelle che narrano storie lontane. E tu pensi che si debba essere proprio pazzi per lasciare questa terra, tu che te la sei trovata tra le mani come un regalo inestimabile. Ma guarda intorno a te che doni ti hanno fatto: ti hanno inventato il mare.
Il vento ti fa rotolare accanto una conchiglia, piccola, perfetta. Te la porti via, per ricordarti che in questo posto riesci sempre a riannodare i fili persi, riesci sempre a ricomporre il puzzle accostando i pezzi un po' a forza, senza davvero farli combaciare, ma ottenendo un quadro che assomiglia abbastanza a una figura intera da poterlo spacciare per vero. Te la porti via perché ti ricordi questo momento quasi perfetto. Te la porti via per lasciarla andare di nuovo tra le braccia delle onde, quando tornerai.

domenica 23 maggio 2010



Una persona bella mi chiede se non scrivo più. Non ho una risposta precisa da dare. Scrivo ancora, morirei se non lo facessi. Scrivo di solito su altre pagine, di solito cose stupide che, ho scoperto, fanno ridere un po' di gente. Quella stessa gente che ride quando indosso magliette con scritte comiche. Non è una finta, né lo stereotipo del clown triste. Provo davvero, con tutte le mie forze, a far ridere gli altri. Soprattutto quando sto male. Perché è bello vederli ridere e perché mi nutro, da egoista, della loro allegria. Ho bisogno di tutti i sorrisi, di tutte le risate, di tutta la leggerezza di questo mondo. Ho bisogno del sole, che sta tornando a far capolino dopo un epilogo d'inverno che sembrava non finire mai. Ho bisogno delle parole gentili di un estraneo. Ho bisogno di luce.
Che sono bella me l'hanno detto in pochi, forse perché non è vero e ci vuole troppo amore per vedermi tale: ma solare, quello sì, me l'hanno detto in tanti. E ne sono andata sempre fiera: la bellezza è un dono del caso, un colpo di fortuna, ma si può far molto per portare il sole dentro, e il sole dentro rende splendido qualunque viso.   
Eppure dentro io sento un cuore nero e pulsante che batte più forte quando nessuno mi vede. Dentro conservo la tristezza che il tempo non basta a sciogliere, la paura che continuamente rinnovo mentre tutti minimizzano, il pessimismo che credevo, davvero, non m'appartenesse.
Dentro piango, ma mi specchio nella luce riflessa dagli altri. Prima o poi qualche lacrima dovrà pur asciugare.